Geograficamente vicinissima alla Spagna, a cui è separata dallo stretto di Gibilterra, Tetouan è come un test d'ingresso al Marocco. Una sorta di capitolo introduttivo, dove cominciare ad abituarsi a come ci si perde in una città araba, senza troppi nomi agli angoli delle vie, ma con tante cose da vedere e colori con cui riempirsi la retina.
Case bianche, torri, terrazze e bastioni si stagliano contro le montagne assolate del Rif e le pendici del gebel Dersa da cui la città domina la fertile vallata dell'uadi Martil.
La medina, alla quale la città nuova è cresciuta addossata, è tuttora cinta su tre lati da spesse mura e sovrastata a nord-ovest dalla kasba, la cittadella. Vie strette e sinuose si aprono in piccole piazze animate di vita, caffè e venditori provenienti dai vicini e coloratissimi suq. E ancora moschee, costruzioni dalle facciate rivestite di “zellij” (piastrelle policrome) e fontane a mosaici. Un'architettura che, per molti versi, riflette l'eredità andalusa dei musulmani e dà a Tetouan un aspetto simile a quello dei quartieri arabi delle località iberiche del Sud: case intonacate con balconi in ferro battuto e architravi piastrellate sono infatti elementi insoliti in Marocco. Tante similitudini, ma anche tante differenze con la vicina Europa, da scoprire dimenticando la fretta e lasciandosi cullare nello stile e nei ritmi di vita degli abitanti della bella Tetouan.