Le lastre di pietra con i quali sono stati costruiti questi imponenti templi megalitici danno il nome al piccolo abitato di Tarxien (Tirxa significa infatti “grande lastra di pietra”), diventato famoso per la scoperta delle sue architetture di pietra risalenti all’età del Rame (3000-2500 a.C.). Scoperto casualmente da un contadino il cui aratro si scontrava contro dei grandi massi, il sito fu scavato dal padre dell’archeologia maltese Tehmistocles Zammit, che portò alla luce tre templi, comunicanti fra loro, e oggetti di culto oggi conservati al Museo di Valletta, rimpiazzati con copie esatte nei luoghi del ritrovamento. Tra questi una massiccia statua di oltre 2.5 metri di altezza di una dea della fertilità, che accoglie come un anfitrione i visitatori all’ingresso del “Terzo Tempio”, il più recente. La visita continua tra altari sacrificali, blocchi di pietra decorati con motivi a spirali, processioni di animali, absidi e nicchie. Si accede al “Secondo Tempio”, l’unico esempio maltese di santuario costituito da tre sale ovali decorate con bassorilievi in cui si riconoscono alcuni simboli della fertilità. Prive di sculture e bassorilievi sono le absidi ovali del “Primo Tempio”, il più antico, nel quale si apre una piccola camera oracolare che fungeva da confessionale. Intorno ai tre santuari, tra i resti di quello che forse è un quarto tempio, sono disseminate diverse pietre sferiche portatrici di un significato magico e religioso che venne però ignorato dalle popolazioni successive che usarono il sito come luogo sepolcrale.