Inaugurato il 6 maggio 2011, il Museo Diocesano di arte sacra di Taranto (MuDi) nasce dall’intuizione di S.E. Mons. Benigno Papa (Arcivescovo di Taranto dal 1990 al 2012) il quale, recependo l’importanza di promuovere la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio storico e artistico della Diocesi di Taranto, diede avvio a un accurato progetto museografico condotto dall’Ufficio Diocesano per i Beni Culturali Ecclesiastici.

Il MuDi risulta essere la nuova proposta di interesse storico, artistico, religioso e architettonico ormai emergente nel territorio di Taranto.
Il percorso espositivo, che ospita testimonianze documentarie e artistiche a decorrere dall’VII sec. d.C. ai giorni nostri, si articola in sette sezioni tematiche. Risulta sviluppato su tre piani ed espone oltre 350 opere d’arte - esplicative della storia della Diocesi di Taranto - tra cui una discreta quantità di manufatti scultorei riferibili ad ambiti culturali di grande interesse, una ricca documentazione pittorica che testimonia le grandi scuole meridionali, pregiati paramenti sacri, alcuni sportelli di tabernacolo (particolarmente interessante quello dal valore inestimabile in oro zecchino e topazio scolpito), un parato di candelieri con applicazioni in corallo e lapislazzuli di manifattura trapanese, un rarissimo esempio di arazzo in bisso, crocifissi in avorio di scuola fiamminga, corredi d’altare in avorio e madreperla, oltre a una svariata quantità di suppellettile liturgica.

Di notevole valore sono, inoltre, gli argenti e gli ori provenienti prevalentemente dal cosiddetto Tesoro di San Cataldo, tra cui l’antica crocetta aurea rinvenuta, secondo le più antiche fonti agiografiche, sul petto del santo nel 1071 al momento del ritrovamento del corpo all’interno del sarcofago marmoreo nell'attuale Cattedrale.

L’edificio che attualmente ospita il MuDi venne inaugurato come Seminario Arcivescovile il 1 giugno 1568, per volere dell’Arcivescovo di Taranto il Cardinale Marcantonio Colonna. Tra il XVI e XVIII il complesso è stato oggetto di lavori di restauro e ampliamento, promossi dagli arcivescovi Sarria, Pignatelli e Mastrilli. All’inizio del XIX secolo subì l'occupazione delle truppe francesi e fu riaperto dopo la Restaurazione. A causa della fatiscenza della struttura, dal 1965 è rimasto in stato di abbandono, fino alla ristrutturazione avvenuta negli anni '80-'90 finalizzata a ospitare il museo diocesano.