L'eredità del passato è pesante e traspare nelle contraddizioni che la travagliano. Inesorabilmente “russificata” nel XIX secolo, subì una fortissima immigrazione russa alla fine della seconda guerra mondiale, per divenire, solo nel 1991, la capitale di uno Stato sovrano e indipendente.
Se i quartieri residenziali fuori dalle mura medievali mantengono ancora l'aspetto grigio e desolato delle città sovietiche, il cuore di Tallinn, la vera risorsa culturale (prima che turistica) dell'Estonia, appare in fermento e in pieno risanamento. E se il Baltico ha portato la ricchezza con cui la città è stata costruita, dallo stesso mare e dai paesi che vi si affacciano sono arrivati gli aiuti per la ricostruzione, che hanno reso Tallinn una città affascinante e ricca di angoli di forte suggestione.
Case alte e strette dai frontoni appuntiti o a gradoni o terminanti in armoniose volute si affacciano su strette vie, cui danno respiro improvvisi slarghi e piazzette; mura intervallate da torri, miracolosamente intatte, racchiudono una città piena di fascino, che a stento si ricorda essere una capitale europea. Chiusa al traffico di automobili, Vanalinn è la “città vecchia”, cuore di Tallinn dove si incontrano atmosfere medievali ed edifici dai nomi curiosi, come “Ermanno il lungo”, “Margherita la grassa” e il “Vecchio Tommaso”.
La città dà il meglio di sé in occasione dei festival di musica e danza popolare, quando si popola di artisti e risuona di musica a tutte le ore, e quando, più che mai, si comprende il tenace attaccamento che il popolo estone ha per le proprie radici, al di là dei modelli culturali imposti dall'esterno.