Il suo nome significa letteralmente “nel prato”. Spicca infatti tra il verde dei campi e dei boschi la sagoma bianca, gialla e rosata di questo capolavoro del rococò. Dominikus Zimmermann, che realizzò il santuario tra il 1746 e il 1754, una volta finiti i lavori non volle più staccarsi da questo che considerò una sorta di testamento artistico. Costruì accanto alla chiesa una casa dove rimase fino alla morte. L’origine del luogo di preghiera è collegato a una statua che il 14 giugno 1738 avrebbe cominciato a piangere, chissà forse scontenta della nuova collocazione. Rimossa dall’abbazia di Steingaden perché considerata troppo traumatizzante per i fedeli, fu spostata in una semplice masseria. Pellegrini da tutta la regione cominciarono ad affluire e si rese presto necessaria la costruzione di un santuario dedicato. Collocata sull’altare centrale, la statua è diventata il fulcro dello spazio interno, reso luminoso dal predominio del bianco e dell’oro. Gli affreschi, le statue e i raffinati stucchi della chiesa danno vita a una decorazione dal profondo significato teologico collegato alla venerazione del Cristo flagellato e ai suoi miracoli. Nelle cappelle laterali, chiuse da eleganti inferriate, sono collocati gli ex-voto (uno dei quali dell’architetto Zimmermann, a ringraziamento per il compimento della chiesa) e le candele votive. Il soffitto è quasi piatto, ma incredibili soluzioni illusionistiche danno alla volta una profondità che in realtà non ha: si noti la gamba di un angioletto che da pittura si trasforma in stucco, creando un effetto che si allarga all’intero affresco del Giudizio Universale. Il santuario in der Wies è inserito nel Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco.