Ci vuole uno sforzo di fantasia per associare ai pellegrini dei secoli passati quelli dei giorni nostri che rendono omaggio all’apostolo Giacomo, tra le suonerie dei cellulari e digitali sempre più sofisticate a immortalare la fine di un Cammino che raramente può ancora dirsi avventuroso.
Un percorso che ha mantenuto forti motivazioni religiose per alcuni, per i più, probabilmente, un Cammino umano e spirituale in senso lato. Ma nonostante questo pochi altri luoghi hanno saputo conservare un’aura di sacralità tanto forte quanto il capoluogo galiziano. Qua si “sente” ancora lo scalpiccio dei viandanti che passarono secoli fa, forse per merito dei “veri” peregrini che continuano a giungere a Santiago, o forse per la suggestione e le atmosfere antiche che ammantano la città di Santiago come una nebbia densa.
Il centro storico, raccolto intorno alla Cattedrale, è di aspetto barocco e durante tutto l’anno è pervaso da un’animazione tutt’altro che religiosa, vivacizzata dagli studenti e dai giovani pellegrini che, arrivati in città, abbandonano lo zaino, il bastone a cui è appesa la “vieira” (conchiglia simbolo del viaggio effettuato, tradizionalmente raccolta a Finisterre, tappa ultima del Cammino) e gli scarponcini consunti per riversarsi nei ristorantini e nei locali di Santiago.