Si dice Èrmitaž, o Ermitage, con una pronuncia alla francese che dà enfasi, chissà perché, alle collezioni, e si pensa a uno dei più grandi e importanti musei del mondo. Per farla breve, l'Èrmitaž sta a San Pietroburgo come il Louvre sta alla "ville lumière". Perdersi nel labirinto delle sue 353 sale, percorrere anche solo qualcuno dei 24 km del percorso totale di visita, alla caccia delle opere imperdibili tra i 3 milioni di pezzi in mostra, è qualcosa che si sente obbligato a fare chiunque sia di passaggio in città. Alla fiumana di persone che lo affolla nei mesi di piena turistica fanno da contraltare le sale semideserte durante il resto dell'anno. È in questi momenti che il museo dà il meglio di sé (nonostante gli innegabili problemi organizzativi), con la bellezza dei suoi pezzi unici e le tante storie che ha da raccontare. Zar sanguinari, imperatrici dissolute, sovrani pronti a spremere un popolo spesso alla fame, tutti pronti a commuoversi davanti alla magia dell'arte e a consolidare una collezione che, sistemata nel palazzo d'Inverno e in alcuni edifici attigui, ha pochi rivali al mondo. Impossibile pensare di visitare tutto, se non decidere di dedicare all'Èrmitaž alcuni giorni. Anche chi pianifica una visita di poche ore può però cogliere l'essenza del museo; indispensabili una piantina dettagliata e idee ben chiare su quelli che sono i veri capolavori e i propri interessi. Stupenda la sezione di Antichità classiche (sale 106-131), dove spiccano il "Tesoro degli sciti e dei sarmati" e la "Venere di Tauride". Lo scalone degli Ambasciatori porta a sale dove le meraviglie architettoniche si mescolano ad arredi d'epoca e pezzi di grande valore, come "S. Luca che dipinge la Madonna", di van der Weyden. La pinacoteca continua con lavori di Tiepolo, Canova, Raffaello, Michelangelo, Caravaggio e Leonardo, del quale si segnalano la "Madonna Benois" e la "Madonna Litta". Ci si sposta nell'ala del palazzo d'Inverno per la collezione d'arte francese, cui seguono opere di Van Gogh, Gauguin, Picasso e Kandinskij. Anche gli appassionati di storia troveranno qui pane per i loro denti, perché le sale dell'Èrmitaž non parlano solo la lingua dell'arte. Monumentali e sfarzosamente decorate, sono intrise di memoria storica, come la N. 188, ovvero la sala da pranzo nella quale furono arrestati i membri del Governo Provvisorio allo scoppio della Rivoluzione d'Ottobre.