Dal 1901 al 1979 un piccolo treno a vapore – chiamato ‘Samoborcek’ e oggi esposto al Museo della Tecnica di Zagabria – collegava Samobor alla metropoli. Da allora la località è rimasta una classica meta per le gite fuori porta degli abitanti della capitale. Il suo Carnevale, che si tiene da oltre un secolo e mezzo, è fra i più animati del Paese, e alcune specialità gastronomiche godono di meritata fama. Un’altra tradizione di Samobor non meno nota è quella delle cristallerie, ancora a dimensione artigianale e non attrezzate per visite turistiche. Nell’abitato, nominato la prima volta nel 1242, si conservano antiche architetture, tra le quali spicca la chiesa di Sv. Anastazija (S. Anastasia), edificio gotico del XIV secolo trasformato in età barocca dall’architetto Hans d’Allio e di nuovo consacrato nel 1688. Alla destra della chiesa è stato realizzato un piccolo parco della memoria che raccoglie le targhe dei caduti della zona durante la guerra d’indipendenza. Di fronte, sale la Jurjevska dove si trova il Muzej Marton di arti applicate: dopo l’apertura del museo di Zagabria, questa è diventata la sede secondaria. Barocco è anche il complesso (1712-35) del Franjevacki samostan, il convento francescano con la chiesa dell’Assunta, con un ingente patrimonio librario (manoscritti e rari incunaboli) e di arte sacra. Nella piazza principale palazzi del XVIII-XIX secolo circondano l’ottocentesco Municipio, opera classicheggiante di Bartol Felbinger. Il Samoborski muzej, Museo civico, raccoglie materiale archeologico e documenti storici relativi alla città e al suo territorio. Sulla collina sopra l’abitato sorgono le rovine del vecchio borgo, Stari grad, con una fortezza del XIII secolo, che ebbe quali ultimi proprietari i Montecuccoli.