La sua cavea, la scena dove agivano gli attori e le colonne che ripartiscono il fronte scena sono nei colori di quel deserto che comincia a stendersi non lontano, la cui sabbia non manca di accumularsi sui gradini dove un tempo sedevano gli spettatori. Sono molti i teatri dell'antichità a impressionare, ma questo, con i suoi 5000 posti a sedere, è un capolavoro in pietra arenaria e marmi policromi, che diventa ancora più suggestivo quando si colora di rosso alla luce del tramonto. Costruito tra il 175 e il 200, i restauri sono evidenti. Internamente non mancano i rinforzi in cemento e i blocchi di pietra delle parti originarie sono il doppio rispetto a quelli delle parti recuperate dall'intervento voluto da Italo Balbo, governatore italiano della Libia negli anni Trenta. Rimane il fascino del più grande e capiente teatro dell'Africa del Nord. Camerini pavimentati in marmo, spogliatoi, stanze di passaggio che testimoniano come gli spettacoli dell'antichità prevedessero importanti movimenti dietro le quinte. Ma è il fronte della scena, alto circa 25 metri, a essere superbo. Suddiviso in tre nicchie semicircolari da tre ordini di colonne (il terzo è incompleto), nella zona centrale si aprono i tre classici ingressi: la “porta regalis” e le due “portae hospitales”. Decorano le nicchie rilievi delle Muse, delle Tre Grazie, del giudizio di Paride e numerose rappresentazioni di tematiche teatrali, fra cui un momento di recitazione in una scuola di teatro, un rilievo riferibile al teatro del mito, una scena tratta da una tragedia e una con personaggi comici e tragici.