Le cronache del tempo riferiscono che il sovrano Stefano il Grande fece edificare nel 1488 questo monastero per onorare un impegno preso con l'eremita Daniil, suo consigliere che gli aveva predetto un'importante vittoria contro i turchi. Realizzatasi la previsione, Stefano costruì il manastirea nel luogo dell'eremo del santo monaco. Resta soltanto la chiesa di S. Giorgio delle quattro originarie, armonica sintesi tra la spazialità orizzontale bizantina e lo slancio proprio del gotico. Un'architettura originale che, insieme agli splendidi affreschi, la rende una delle più belle chiese della Romania, per questo inserita nelle liste dell'Unesco. Le sue pitture murarie, nelle quali l'azzurro è il colore protagonista, sono state eseguite nel 1547-50 e interpretate come una sorta di “biblia pauperum”, espressione latina che significa “bibbia dei poveri”. Se nell'interno gli affreschi appartengono a un registro artistico-culturale elevato, destinato a monaci e dotti, le pitture dell'esterno sono caratterizzate da un gusto più descrittivo e un'impronta popolare. Davvero curiosa, nella parete meridionale, la rappresentazione di S. Giorgio che uccide il drago con l'aiuto del principe di Moldavia; sullo stesso muro, un maestoso Albero di Jesse su fondo blu. Il vero capolavoro è però il monumentale, lirico e intensissimo Giudizio Universale sulla facciata del nartece.