“Pietre sacre” o “pietre di culto”, questo significa Hagar Qim, tempio che ci riporta indietro all’età del rame. Sorge naturale chiedersi come, tra il 3600 e il 2500 a.C., con utensili rudimentali fatti di selce e di osso, gli uomini siano riusciti a realizzare questo imponente complesso megalitico ricco di gigantesche lastre calcaree, statue, sculture animali, altari sacrificali e camere oracolari. Costruito su un altopiano elevato, in prossimità del punto più meridionale dell’isola di Malta, la vista abbraccia l’isolotto di Filfla che si staglia lontano nel Mediterraneo e parte della costa. È questo il panorama che dovevano avere davanti i frequentatori di questo tempio in pietra, un luogo che di per sé esprime una sacralità difficile da trovare in altri luoghi più urbanizzati dell’isola. Conservati al Museo archeologico di Valletta, un altare decorato con motivi arborei e le cinque “Veneri di Malta”, statue della Dea Madre nude e senza testa, ritrovate nell’area del tempio. Realizzato in più fasi, il complesso è costituito da camere talvolta comunicanti, ma concepite per essere luoghi di culto autonomi. 7 metri di lunghezza e 20 tonnellate di peso per il più grande monolite mai usato nei templi maltesi, parte di strutture murarie realizzate con soluzioni di ingegneria decisamente evolute per delle popolazioni primitive.