La strada è da considerarsi come uno dei campionari più esaustivi dell’art nouveau, un museo a cielo aperto delle opere di Hector Guimard. A Parigi più che altrove è possibile comprendere la natura di questo nuovo stile. Se in tutta Europa la predilezione per le linee morbide, per una pietra gravida di sensualità, per l’esaltazione del dettaglio sono l’espressione di un gusto rinnovato, dell’idea di coinvolgimento dello spettatore nel tentativo di emozionarlo, a Parigi quest’architettura decreta il distacco definitivo dall’esperienza di Haussmann. L’architetto ritrova la sua identità, la sua opera è unica e riconoscibile dalle altre, il contrario rispetto alla politica del barone, che ricercava collaboratori consenzienti e neutrali che non alterassero l’unità stilistica delle sue immense prospettive. Lo château Beranger, al N. 14, è una delle espressioni più complete dell’opera di Guimard. L’architetto iniziò la costruzione nel 1895; la sua cliente, madame Fournier, gli chiese di costruire un immobile d’abitazioni a basso costo. Nonostante questo vincolo Guimard riuscì a imporre tutta la sua creatività, a usare un repertorio geometrico rivoluzionario e a sfruttare una vastissima gamma di materiali. La progettazione è totale: l’architetto non disegna solo le piante e le facciate dei tre corpi sul cortile, ma anche i rivestimenti di gres focato, di mattoni di vetro soffiato, le ringhiere e le porte di ferro battuto, le colonne di pietra scolpita della facciata. All’interno la cura del dettaglio è ancora più minuziosa: dai mobili per la cucina alla carta da parati, fino alle maniglie delle porte, la cui forma è realizzata a partire dal calco dell’impugnatura dello stesso Guimard. Suoi sono anche il complesso ai NN. 17-19-21 e l’Oeuvre des Orphelins Apprentis d’Auteuil (N. 40), dalle forme neogotiche e di gusto eclettico, inaugurata nel 1866 con cinque bambini che venivano indirizzati all’apprendimento di un mestiere (calzolaio, falegname, idraulico, rilegatore oppure elettricista). Di Guimard anche l’hôtel Mezzara, al N. 60, al cui interno si trovano ancora gli arredamenti originali, tra i pochi a essersi conservati.