Separato tramite una vetrata da St-Louis-des-Invalides, ha forme maestose, in netto contrasto con la sobrietà dell’architettura degli Invalides. Due le ipotesi che spiegherebbero questa difformità di stili. Hardouin-Mansart, oltre a costruire una chiesa degna di un re, desiderava realizzare un ingresso altrettanto regale e pensò quindi di accedere a Les Invalides da place Vauban attraverso la nuova chiesa. Per dare forza al suo programma disegnò ai lati dell’edificio un colonnato semicircolare (mai realizzato) a imitazione di quello fatto da Bernini per piazza S. Pietro a Roma. L’altra congettura che motiverebbe tale monumentalità è il probabile utilizzo della chiesa come cappella funeraria della famiglia reale. Un progetto analogo, infatti, era stato ordinato da Colbert nel 1665 a François Mansart per la basilica di St-Denis; il giovane Hardouin-Mansart trovò nello studio ereditato dal prozio i piani di quel mausoleo e li ripropose per Les Invalides senza operare troppi cambiamenti. Il complesso sistema di tre cupole sovrapposte rappresenta l’elemento più ardito e suggestivo della chiesa. La prima cupola tronca, bene illuminata dalle finestre del tamburo, maschera un successivo ordine di aperture che illuminano la seconda cupola decorata da pitture di Charles de Lafosse. All’esterno una terza cupola ricoperta d’oro (circa 12 kg a 24 carati applicati in fogli) copre le prime due. L’edificio è a pianta centrale e ruota intorno alla cripta circolare (15 m di diametro e 6 m di profondità) scavata nel pavimento; qui, al centro dell’ambiente, è la tomba di Napoleone: il sarcofago di porfido rosso di Finlandia, realizzato su disegni di Louis-Joachim Visconti, che accoglie le ceneri di Bonaparte giunte dall’isola di Sant’Elena nel 1840, ulteriormente protette da una bara bianca di ferro, a sua volta racchiusa in un sarcofago in legno d’acacia, due di piombo, uno d’ebano e uno di quercia.