L’ambiguità stilistica della chiesa è sorprendente. Dietro la mediocre facciata in pietra si cela uno spazio in cui la classicità delle forme è messa in crisi da una struttura metallica che richiama l’immagine di una fabbrica del XIX secolo. Eretta da Jules Astruc tra il 1899 e il 1901 (grazie a una sottoscrizione pubblica e utilizzando in parte le strutture provenienti dal palais de l’Industrie, demolito in vista dell’Esposizione Universale del 1900 per far posto al Grand Palais), la chiesa è famosa proprio per l’originalità della sua ‘armatura’. Alla fine del­l’800 l’uso del ferro era riservato quasi esclusivamente agli edifici moderni: stazioni, ponti, serre, padiglioni per le esposizioni. Questi, realizzati per rispondere a esigenze fino ad allora ignote, non erano tenuti a rispettare le regole tradizionali (la sacralità del tempio, la dignità di un palazzo signorile o il fasto di un teatro); la novità della loro funzione permetteva l’impiego di nuovi moduli e di tecnologie d’avanguardia. La chiesa di Notre-Dame-du-Travail fa stranamente eccezione a questo principio: le forme sono classiche (chiesa a tre navate), ma la sua struttura simboleggia il progresso e anticipa l’era delle macchine.