Questo edificio di vetro e acciaio che si contrappone alla dura pietra dei palazzi di fine ’800 che profilano il boulevard, fu costruito da Jean Nouvel nel 1993 per ospitare la sede di Cartier e uno spazio espositivo destinato ad accogliere mostre d’arte contemporanea. Al pianterreno, dove sono presentate le opere, la facciata di vetro può scorrere lateralmente aprendo lo spazio sul giardino, concepito dall’artista paesaggista Lothar Baumgarten ispirandosi agli orti botanici dei monasteri medievali e dominato da un immenso cedro del Libano piantato da Chateaubriand (che abitò questi luoghi dal 1826 al 1838). Il linguaggio della trasparenza, comune a molte architetture contemporanee, qui assume un valore tutto particolare. La relazione tra pieno e vuoto, che per l’architettura classica si realizza creando delle aperture nella continuità della muratura, viene trasformata dall’architettura moderna, costruendo volumi (cioè pieni) non con la pietra bensì con superfici trasparenti. Nouvel, però, modifica ancora questo rapporto: nell’ordito in acciaio della barriera sulla strada si alternano superfici vetrate e superfici libere; il vetro quindi, rispetto al vuoto, recupera la sua dimensione di materia. E, altra peculiarità, nell’immobile della Fondazione la facciata oltrepassa il volume dell’edificio diventando un diaframma bidimensionale libero nel vuoto; sulla stessa superficie le trasparenze assumono diverse densità: dal cielo azzurro alla vista di un interno costruito.