Nella piazza, importante nodo stradale, una riduzione in bronzo del Leone di Belfort di Bartholdi commemora la difesa della città di Belfort dall’invasione tedesca del 1870-71 capitanata dal colonnello Denfert-Rochereau. Da uno dei due edifici che sorgono a lato della piazza, quello situato a ovest, si entra nelle Catacombes, insieme di gallerie, grotte e cunicoli che attraversano l’intero sottosuolo della capitale. Questo straordinario spazio ipogeo, creato per l’estrazione di calcare e gesso, è stato per secoli teatro di una vita parallela a quella della città di superficie, una sorta d’immagine al negativo: covo di ladri, centro di traffici illeciti, rifugio in periodo di guerra, luogo di sepoltura. Con il decreto del 1780 che impose la chiusura di molti cimiteri parigini, le antiche cave si trasformarono infatti in ossari. Le catacombe si estendono lungo un percorso di un paio di chilometri e accolgono circa 6 milioni di scheletri, provenienti soprattutto dal cimitero degli Innocenti (ora place Joachim-du-Bellay). La particolare atmosfera del sito ha ispirato anche messe e strani rituali: il 1° aprile 1897, 45 orchestrali diedero un concerto clandestino al quale assistettero centinaia di spettatori. Anche se all’epoca il giornale Le Moniteur le considerava «curiosità macabre e immorali», le visite alle catacombe erano permesse; si consigliava di «indossare indumenti pesanti e di approvvigionarsi di viveri qualora ci si perdesse in queste ‘régions’ fredde e umide o si smarrisse la strada».