Le collezioni del Louvre comprendono 1200 opere delle scuole fiamminghe e olandesi dall’inizio del ’400 fino all’800: i Bril, alcuni Rubens e Van Dyck risalgono alle raccolte di Luigi XIV, ampliate da Luigi XVI e completate dalla magnifica collezione La Caze nel XIX secolo; solo una piccola selezione di questo patrimonio è esposta nelle sale. Molto più limitato il numero complessivo di opere di scuola tedesca, tra le quali spiccano tele di Dürer, Cranach e Holbein il Giovane acquistate in blocco da Luigi XIV nel 1671 dal banchiere e collezionista Eberhardt Jabach. Il Louvre può vantare due tra gli esempi più alti della pittura fiamminga del XV secolo, pietre miliari nella storia dell’arte capaci di influenzare generazioni di pittori per la perfezione della tecnica e della composizione e per la cura assoluta del realismo dei particolari: La Vergine del cancelliere Rolin (circa 1435) di Jan van Eyck e L’Annunciazione (circa 1450) di Rogier van der Weyden. Ma la pittura fiamminga dell’epoca era attraversata anche da un’altra linea, decisamente più inquieta; la incarna ai massimi livelli il visionario Hieronymus Bosch, che nella Nave dei folli (circa 1490) esprime tutto l’aspetto surreale e allegorico della sua pittura. Realismo e toni grotteschi si alternano nella pittura di Quentin Metsys, il cui dipinto L’usuraio e sua moglie (1514 circa) costituisce una delle prime scene di genere dei Paesi Bassi. Nello stesso periodo la pittura tedesca dà il meglio di sé nei ritratti, tra i quali spiccano l’Autoritratto di Albrecht Dürer (circa 1493) e il Ritratto di Erasmo da Rotterdam (circa 1523) di Hans Holbein. Il ’600 è il secolo della nuova grande fioritura dell’arte fiamminga e olandese. Il Louvre espone alcune delle opere più belle di Rubens, come il ritratto della moglie Elena Fourment (1639 circa), al quale si arriva dopo aver ammirato la galleria de’ Medici: qui sono esposti i dipinti che Rubens e i suoi allievi eseguirono per Maria de’ Medici (moglie di Enrico IV) tra il 1621 e il 1625, destinati a decorare una galleria del palazzo del Luxembourg. All’alter ego di Rubens, Jacob Jordaens, si deve invece il dipinto Gesù scaccia i mercanti dal tempio (1650 circa), acquistato nel 1751 da Luigi XV, mentre nascono dal pennello e dal talento eccelso di Antonie van Dyck alcuni dei ritratti più belli di ogni tempo, come il Ritratto di Carlo I (1635 circa). Decisamente poco aristocratici, ma più sanguigni e gaudenti, sono i soggetti prediletti da Frans Hals: spicca il Ritratto di donna noto come la Bohémienne (1626). Compiuto un doveroso omaggio alle nature morte e ai paesaggi, ecco l’insieme eccezionale di dipinti di Rembrandt posseduti dal Louvre, a partire dalla Betsabea al bagno (1654), colta mentre tiene in mano la lettera inviatale da re Davide, e dagli autoritratti, come Artista dalla catena d’oro (1633 circa): il fascino di queste opere nasce dalla capacità di introspezione psicologica e dall’uso sobrio e sapiente di toni scuri e luci avvolgenti. Silenzio, sobrietà e centralità della luce, cui si aggiunge una cura attentissima del dettaglio, caratterizzano anche La merlettaia (1664 circa) e L’astronomo (1668 circa) di Jan Vermeer, maestro capace di trasformare la quotidianità in rivelazione poetica.