Il quadro più antico proveniente dalle raccolte reali è il Ritratto di Francesco I (1530 circa) di Jean Clouet, ma il punto di partenza del percorso non può che essere il Ritratto di Giovanni il Buono (1350 circa), forse il primo ritratto dipinto in Francia e uno dei più significativi, influenzato dalla numismatica classica ma anche dalla tradizione tardo-gotica italiana. Interessante anche la Pietà di Avignone (1455 circa), forse di Enguerrand Quarton, capolavoro assoluto del tardo medioevo anche per la straordinaria composizione. Il Ritratto di Carlo VII (1450 circa) di Jean Fouquet mostra come la Francia del ’400 sia un felice terreno di sintesi tra le influenze italiane e quelle fiamminghe. Sempre la pittura italiana è il riferimento di Diana cacciatrice (1550 circa), dove il ritratto di Diane di Poitiers, amante del re, prende le forme idealizzate del mito. Qualche elemento fiammingo continua però a sopravvivere e a contaminare i riferimenti al rinascimento fiorentino, come denota l’originalissimo Ritratto di Gabriella d’Estrés con la duchessa di Villars (1594). L’influenza del Caravaggio è evidente nel Giudizio di Salomone di Valentin de Boulogne (1625 circa), nonché nel Baro con l’asso (1635 circa) e nel S. Giuseppe falegname (1640 circa) di Georges de La Tour. A un’Italia classica e rinascimentale guarda invece Nicolas Poussin, che si ispira a Raffaello e Tiziano nell’Ispirazione del poeta (1630 circa) e alla tradizione romana nel Ratto delle Sabine (1637). Non poteva mancare anche un riferimento al nostro barocco, traghettato oltre le Alpi da Simon Vouet: si vedano le figure allegoriche di opere come La ricchezza (1640 circa). Il ’600 francese è anche un secolo di grandi ritratti: quello di Richelieu (1640 circa) di Philippe de Champaigne e quello di Luigi XIV (1701) di Hyacinthe Rigaud dimostrano un esame approfondito della psicologia dei personaggi. Agli inizi del secolo successivo Watteau apre nuove strade ispirandosi a scene di teatro, evidenti nel ritratto del Pierrot (1718-19 circa) o nel Pellegrinaggio all’isola di Citera (1717). Poco più tardi Jean-Siméon Chardin eguaglia nella natura morta i migliori esempi fiamminghi: notevole la sua Razza del 1725. Il ’700 francese è però essenzialmente il secolo del rococò. Gli artisti che meglio esprimono le atmosfere festose, spensierate e deliziosamente maliziose del periodo pre-rivoluzionario sono François Boucher (Il ratto d’Europa, 1747, e Venere nella fucina di Vulcano, 1757) e Jean-Honoré Fragonard, autore delle Bagnanti (1761) e di una serie di brillanti ritratti. Alla fine del XVIII e al XIX secolo risalgono invece alcuni straordinari ritratti e scene di genere, come il Ritratto di madame Charles-Louis Trudaine di David (1791) e Il bagno turco (1863) di Ingres. La grandezza storica, la complessità culturale e artistica dell’800 francese trovano una sintesi estetica di altissimo profilo; le opere di Ingres appaiono infatti ancora più nitide e pulite se confrontate con La Libertà che guida il popolo (1830 ) e La morte di Sardanapalo (1827) di Delacroix, che rivelano invece un grande senso del movimento e del pathos e denotano un uso romantico del colore. E di capolavoro romantico si può parlare anche di fronte alla La zattera della Medusa di Théodore Géricault (1819), considerato la prima espressione di questo movimento in pittura. L’ampia selezione di opere di Jacques-Louis David (1748-1825) consente di ammirare diversi aspetti della produzione del maestro, massimo esponente della pittura storica d’età rivoluzionaria e napoleonica (Il giuramento degli Orazi, 1784; I littori riportano a Bruto il corpo dei suoi figli, 1789; Incoronazione di Napoleone a Notre-Dame di Parigi, 1804-1807), ma anche ritrattista attento alla psicologia dei personaggi (Ritratto di Pierre Sériziat e Ritratto di Madame Sériziat).