Al primo piano dell’ala Richelieu, dove si trovano pure gli appartamenti di Napoleone III, sono in mostra le ricchissime collezioni di questo dipartimento, che occupano anche una parte dell’ala Sully. Dall’Avorio Barberini (VI sec.), che rappresenta un imperatore di Bisanzio (forse Giustiniano) trionfante, al Ratto di Deianira (1576) di Giambologna, probabilmente donato da Le Nôtre a Luigi XIV, fino alle maioliche italiane del ’600: impossibile rendere conto dell’infinità di oggetti di raffinata fattura esposti nella sezione Medioevo e rinascimento, una sorta di percorso storico lungo un migliaio di anni ed esteso a quasi tutta l’Europa. Se la Statua equestre di Carlo Magno (IX sec.), proveniente dal Tesoro della cattedrale di Metz, è l’emblema dell’età carolingia, il vaso in porfido (prima del 1147) montato a forma d’aquila dagli orafi di Suger ricorda la potenza degli abati di Saint-Denis. La Vergine con Bambino della Ste-Chapelle (1260 circa) e soprattutto la Deposizione (1280 circa) testimoniano invece l’altissimo livello raggiunto dall’artigianato in avorio nella Parigi medievale. Discorso a parte meritano gli arazzi, distribuiti in diverse sale: quello del Miracolo di S. Quintino (XV sec.) e la Moltiplicazione dei pani (1500), e poi quelli della galleria di Caccia di Massimiliano (circa 1533), provenienti dalle collezioni Mazzarino e Luigi XV; e gli arazzi degli Scipioni, realizzati dalla manifattura di Gobelins riprendendo disegni di Giulio Romano (XVII sec). Doverosa una citazione anche per gli smalti di Limoges, i bronzi italiani del ’500 e la collezione di smalti dipinti di Léonard Limosin (XVI secolo). Alla sezione XVII-XVIII secolo appartengono gli oggetti che fanno parte del Tesoro dell’Ordine del St-Esprit, fondato da Enrico III nel 1578. Sono tra le più alte testimonianze dell’oreficeria francese del XVI secolo; nella cappella ricostruita sono esposti i magnifici mantelli dell’ordine. Tra i mobili di eccellente fattura è lo stipo (XVII sec.) in ebano scolpito con l’interno in avorio. Momentaneamente non visitabili a causa di lavori di restauro sono le biblioteche basse dei lavori di Boulle e le opere dell’ebanista Cressent. Gli appartamenti di Napoleone III, al primo piano della Sully, ala ovest, furono arredati nel 1852 da Hector-Martin Lefuel come abitazione del ministro dello Stato incaricato delle relazioni tra il governo e le Assemblee e poi passati al Ministero delle Finanze dal 1871 fino al 1992. Queste sontuose stanze dai soffitti spesso dipinti hanno mantenuto le decorazioni in oro, i marmi, i bronzi e gli elementi in seta e velluto: particolarmente imponenti sono la sala da pranzo principale e il Grand Salon. La Galerie d’Apollon, al primo piano dell’ala Denon, fu realizzata durante il regno di Enrico IV e distrutta da un incendio nel 1661. Ricostruita lo stesso anno sotto Luigi XIV da Le Vau e decorata da Le Brun e dai suoi allievi, rimase incompiuta e venne restaurata in modo maldestro nell’800: soltanto con i lavori di recupero ultimati nel 2004 è stato possibile valorizzare gli affreschi e i decori dovuti ai più grandi artisti francesi dell’epoca del Re Sole. Nella volta, al centro, spicca l’Apollo vincitore di Pitone dipinto da Delacroix nel 1851; il cancello (1650 circa) all’entrata proviene dalla villa di Maisons-Laffitte. La galleria contiene una parte degli oggetti appartenuti alla Corona, tra cui una tavola in marmi e pietre dure eseguita a Firenze nel ’600. I gioielli della Corona sono i resti del tesoro riunito da Francesco I e dai sovrani successivi, in parte disperso durante la Rivoluzione o venduto nel 1887; si sono conservati i gioielli più preziosi, tra cui il celebre diamante le Régent di 140,64 carati, scoperto in India nel 1698.