Nel 1997 l’originaria disposizione è stata rivista: rimasti al mezzanino i reperti più pesanti, al pianterreno le opere sono presentate lungo un itinerario tematico dedicato a tutti gli aspetti della vita quotidiana. Al primo piano invece si segue un percorso cronologico utile alla comprensione dei diversi periodi artistici dell’Egitto antico. Il percorso tematico ricostruisce la vita quotidiana della gente comune con l’esposizione di oggetti e strumenti utilizzati per la pesca, l’agricoltura, l’artigianato, la scrittura, la pratica della magia. A quest’ultima sono legate opere come la statua in bronzo di Horus (800-700 a.C. circa), quelle della dea leonessa Sekhmet (1403-1365 a.C. circa) e lo Zodiaco di Dendera, che ricreano le atmosfere dei templi. La dimensione religiosa egizia attribuiva un ruolo fondamentale ai riti funebri e alla vita nell’oltretomba: lo dimostra la mastaba di Akhethétep (2400 a.C. circa), proveniente da Saqqara e giunta al Louvre nel 1903, che documenta come fossero le tombe degli alti funzionari durante la V dinastia; come pure il sarcofago di Ramesse III (1196 a.C. circa). E, ancora, le sfingi (IV-III secolo a.C.) che accompagnavano al Serapeum di Saqqara, importante luogo di pellegrinaggio nell’antichità. Il ‘fil rouge’ di tutte le fasi dell’arte egizia – che accompagna l’intero percorso cronologico – è costituito dalla grande abilità tecnica e dall’attenzione al mondo animale e vegetale. All’epoca Nagada, quando comparvero anche i primi geroglifici, risale la prima testimonianza di passaggio allo stile egizio: lo splendido pugnale di Gebel Arak (3300-3200 a.C. circa). L’equilibrio tra la disposizione dei segni e la qualità del segno nell’uso dei geroglifici denota una maestria incomparabile nella Stele della principessa Nefertiabet (2590 a.C. circa) e nella Stele funeraria di Djet, il re Serpente (3100 a.C. circa), che si identifica con il suo animale simbolico. All’antico impero data la scultura dello Scriba seduto (2600-2350 a.C. circa). Di realismo e di interesse per la ritrattistica, che continuò per secoli, si può parlare riguardo a Raherka e sua moglie Merséânkh (2350-2200 a.C. circa) e ai ritratti di Sesostris III (su un’architrave). Nella chambre de Parade, che precede la camera da letto di Luigi XIV, sono esposte le sculture eseguite sotto Amenophis IV, protagonista di una rivoluzione in campo religioso (impose il culto monoteista di Aton) che si riflette anche nelle arti applicate e soprattutto nella scultura, che si distacca dai canoni tradizionali, come mostrano il busto colossale dello stesso Amenophis IV e la statuetta di sua moglie Nefertiti. Un meraviglioso soffitto in quercia dorata sovrasta la Chambre à l’Alcôve. Nella successiva sala Vincennes, decorata con belle boiseries e i ritratti di Luigi XIII e Anna d’Austria, si torna al culto – e a uno stile – tradizionale, con Amon o Ammone nel ruolo di divinità principale, come si vede nel Tutankhamon protetto da Ammone (1347-1337 a.C. circa), statua scoperta a Karnak. Poco più tardo è il bassorilievo in calcare di Seti I (1303-1290 a.C. circa), in cui la dea Hator dona la propria collana al faraone che sta per abbandonare il mondo dei vivi; la statua della Divina adoratrice Karomama (870-825 a.C. circa), sposa mistica di Ammone a Karnak, è un prestigioso bronzo con incrostazioni in oro, argento ed elettro. Nel settore riservato all’Egitto romano si segnalano i ritratti funerari di el-Fayum (I-III secolo d.C.), mirabili nel loro realismo, e il tessuto funerario da Saqqara (I secolo d.C.); in quello dell’Egitto copto, oltre a tessuti, resti della chiesa di Baouit, già parte del sito monastico che tanta influenza ebbe tra il IV e il VI secolo.