Dedicata alle grandi civiltà dell’Asia antica, la raccolta documenta 9000 anni di storia di un’area immensa, estesa dall’Asia centrale al Nord Africa, dal mar Nero al versante orientale della Penisola arabica. L’allestimento attuale, al pianterreno delle ali Richelieu e Sully, è ordinato cronologicamente in sezioni dedicate alle diverse aree di provenienza dei pezzi. La raccolta su Mesopotamia e civiltà hittita (IV millennio-VII sec. a.C.), invece, trova scansione visiva nella successione di capolavori sumeri a partire dalla statua dell’intendente Ebih-il, risalente al 2400 a.C.: è tra le più belle figure oranti sia per l’esecuzione, sia per l’espressività degli occhi in conchiglia e lapislazzulo dell’Afghanistan. Tra le precoci testimonianze accadiche è la stele di Naram-Sin (2250 a.C. circa) in cui è celebrato il trionfo sui lullubi, popolo dei monti Zagros. Notevoli anche le due statue di re Gudea, sovrano del regno del Lagash (fine III millennio a.C.): entrambe in diorite, la statua dedicata al dio Ningishzida (2120 a.C. circa) misura circa 45 cm ed è l’unica tra quelle commissionate del sovrano di cui sono stati rinvenuti tutti i pezzi; dedicata al dio Nirgursu è l’altra scultura votiva, alta 93 cm: qui il sovrano è rappresentato come l’architetto del tempio (Eninnu), forse illustrato nel disegno che tiene in mano. A testimoniare la successiva grandezza babilonese è il codice di Hammurabi, realizzato nel XVIII secolo a.C., trafugato nel XII a.C. e portato in Iran a Elam, poi trasferito a Susa dove fu rinvenuto; l’imponente stele in basalto, alta 2.25 m, è tra le più antiche raccolte di leggi – o più esattamente giuridica – della storia e riporta 282 sentenze emesse dal sovrano, ideale modello di saggezza ed equità. Storia e leggenda paiono mescolarsi nella cour Khorsabad, dove in rispetto della loro monumentalità sono stati collocati i 5 Lamassu, giganteschi tori androcefali (ognuno pesa 24 t) databili al 705 a.C. circa, posti a protezione di uno degli ingressi della reggia di Sargon II d’Assiria, e rinvenuti dal Botta. Più sottile, ma non meno intensa, è la seduzione esercitata dagli oggetti presentati nella sezione sull’Iran antico (V millennio a.C.- V sec. a.C.) e rinvenuti a Susa (Iran). Basti guardare i vasi di Susa (4000 a.C. circa), che per leggerezza d’impasto, mirabile padronanza delle forme e varietà di disegno entrano di diritto nel novero dei più bei vasi preistorici al mondo. Ancora differente, questa volta quasi ipnotica, è la magia esercitata dalla patera della Caccia (XIV-XII sec. a.C.), caratterizzata da ritmi circolari e concentrici, e dalla stele di Baal (del XIV-XII sec. a.C.), che incanta con il profilo ritmato del dio del tuono, nella cui mano sinistra una lancia si va trasformando in vegetale. Reggono invece archi e vere lance i soldati raffigurati sui mattoni smaltati del fregio degli Arcieri (510 a.C. circa), che raffigura le guardie del sovrano, chiamate da Erodoto ‘gli immortali’, ideale delle virtù militari del popolo di Persia ai tempi di Dario I. Dallo stesso sito proviene anche l’imponente capitello zoomorfo di gusto persiano di una delle 36 colonne che sostenevano il tetto dell’Apadana, la sala dell’udienze del sovrano. Nella sezione dei paesi del Vicino Oriente (VIII millennio a.C.-III sec. d.C.), dall’Iran ci si sposta verso il Mediterraneo con le testimonianze fenicie, tra le quali spicca la bella collezione di sarcofagi a forma umana (VI-IV sec. a.C.) che già rivelano l’influenza greca; anello di congiunzione tra la Persia e il mondo classico sono gli altorilievi funerari (II-III sec. d.C.) provenienti da Palmira, città nel deserto siriano.