Voluto dal cardinale Richelieu, il palazzo venne costruito tra il 1632 e il 1636, ma dell’originario Palais-Cardinal non resta che la galerie des Proues (nella corte interna) e un balcone al N. 6 di rue de Valois. Alla morte di Richelieu passò alla casa reale e Luigi XIV ne fece dono agli Orléans, che lo ampliarono e arricchirono. A causa di alcune spregiudicate operazioni immobiliari, il palazzo venne poi trasformato: Philippe Egalité per far fronte ai suoi debiti decise di ricavarvi una serie di abitazioni con negozi al piano terra da affittare. Artefice del progetto fu l’architetto Victor Louis, che in tre anni, dal 1781 al 1784, costruì attorno al giardino un porticato con 60 appartamenti uguali, ciascuno dei quali corrispondeva a tre arcate del colonnato. Essendo proprietà della Corona, la polizia non poteva accedervi e così, tra il XVIII e il XIX secolo, il complesso ospitò case di piacere e sale da gioco («les demoiselles du Palais-Royal» erano conosciute anche fuori dalla Francia). L’austerità tornò con i Borbone: nel 1825 il palazzo fu restaurato da Pierre-François Fontaine e vennero chiuse le case da gioco, i club, i famosi caffè e i negozi, tanto che nel 1836 Palais-Royal divenne un luogo triste e desolato. Restaurato dopo la Comune, oggi è sede del Consiglio di Stato. La facciata è composta da un corpo centrale e da due ali laterali ed è decorata da sculture allegoriche opera di Augustin Pajou. Attraverso il passaggio tra place Colette e il teatro si accede alla cour d’Honneur, dove, oltre alla galerie d’Orléans, si trovano le colonne di Daniel Buren, una controversa installazione concettuale (il cui nome è Les Deux Plateaux) che nel 1986 ha suscitato vivaci contestazioni estetiche. Protetto dalla Comédie-Française, dal Louvre, dalla Bibliothèque nationale e dalla Banque de France, il giardino interno del Palais pare un’oasi sospesa nel tempo: i portici, i bambini che giocano, la gente che siede sulle panchine invitano a ritrovare il ritmo della campagna. Sotto i portici che affiancano l’elegante spazio si scoprono insegne affascinanti di negozi di medaglie, libri antichi, soldatini di piombo e di abbigliamento vintage. Al N. 153 si trova il negozio dell’incisore Guillaumont, il più vecchio dei portici insieme al ristorante Grand Véfour (nella galerie du Beaujolais, al N. 17 della via omonima).