Chiude trionfalmente la più scenografica sequenza di prospettive parigine: ha la forma di cubo svuotato ed è dotata di ascensori a vista. Il progetto vincitore del concorso per la Grande Arche (per esteso ‘Grande Arche de la Fraternité’), indetto dal presidente Mitterrand, è stato concepito dal danese Johan Otto von Spreckelsen. Per dare modo all’architetto di completare i lavori per il 1989, bicentenario della Rivoluzione, gli venne affiancato il francese Paul Andreu. Spreckelsen era intransigente, rigoroso, e arrivò a rifiutare 3000 lastre di marmo di Carrara perché non erano perfettamente bianche. Col procedere dell’opera, i rapporti con la committenza si fecero tesi; l’architetto rassegnò le dimissioni e morì otto mesi dopo. La ‘finestra sul mondo’ è inclinata di 6,3° come il Louvre; i due corpi laterali sono collegati in basso da un corpo di tre piani. Un cemento particolare è stato inventato per poter realizzare il getto delle travi che sorreggono la terrazza a 110 m d’altezza. L’opera Les nuages in tela e acciaio, sistemata nello spazio cavo alla base dell’Arche anche per riparare i visitatori da eventuali intemperie, è stata realizzata da Paul Andreu con il contributo dell’ingegner Peter Rice. A livello del tetto, dove si apre anche la terrazza panoramica, e al pari di questa attualmente non accessibile, è il Musée de l’Informatique.