È il periodo dei postimpressionisti e delle avanguardie storiche. Una delle prime opere entrate nel museo, e ancora oggi uno dei capisaldi del postimpressionismo, è Il bagnante di Paul Cézanne (1885). Un anticipatore del gusto del pubblico è Henri Rousseau e La zingara dormiente (1897) è un’immagine piena di poesia e incanto. Ulivi e Notte stellata di Van Gogh (entrambi 1889) sono altri due capolavori del museo insieme a Il seme dell’Areoi (1892) di Paul Gauguin. I principi dei «fauves» (bestie) con Matisse (Danza, 1909) danno avvio a un movimento che si affianca all’espressionismo tedesco di Ernest Kirchner (Strada, Dresda, 1908). Più tardi Matisse verrà raggiunto dalle sorprendenti scoperte del cubismo (I marocchini, 1915). Sulla linea simbolica si schiera Marc Chagall con Io e il villaggio (1911). Pioniere dell’arte astratta, Vasilij Kandinskij passò dall’influenza dei fauve (Quadro con arciere, 1909) alla «pittura non oggettiva, rappresentazione grafica di uno stato d’animo» (Pannelli per Edwin Campbell, 1914). Una delle opere più importanti nella genesi dell’arte moderna è Les Demoiselles d’Avignon (1907), di Picasso, prima dell’aprirsi della fase del cubismo analitico (Ma Jolie, 1911) e del cubismo sintetico (Tre musici, 1921; Ragazza allo specchio, 1932). Georges Braque è presente nel museo con un capolavoro, Natura morta con clarinetto (1913). Il movimento, il dinamismo, la vitalità sono le categorie cardine del futurismo italiano, qui rappresentato della scultura Forme uniche nella continuità dello spazio di Boccioni (1913) e dal dipinto di Balla Il volo di rondini, Linee andamentali + Successioni dinamiche (1913). L’utilizzo di oggetti d’uso quotidiano (Ruota di bicicletta, 1913/1951) è la provocazione di Marcel Duchamp. Catturare le infinite variazioni della luce naturale era l’intenzione di Claude Monet nel dipingere il trittico delle Ninfee (1920); significativo il confronto con le delicate sfumature di colore di Nudo in bagno (1932) di Pierre Bonnard. Broadway Boogie Woogie (1942-43) di Mondrian marca il passaggio storico dai movimenti di avanguardia anteguerra a quelli del secondo dopoguerra: l’insieme di casualità e di controllo, di libertà e di elaborazione, individua il carattere della Nascita del mondo di Joan Miró (1925), che appare anche con Il bell’uccello rivela l’ignoto a una coppia di innamorati (1941). La fede nell’industria moderna, la speranza nella palingenesi del mondo fanno sì che Fernand Léger trasformi il corpo femminile (Tre donne, 1921) in una composizione; surrealismo, invece, nell’inquietante L’assassino minacciato (1926) di René Magritte. Paul Klee indaga sulla grafica e sul colore senza negare la componente fantastica e inventiva espressa attraverso il disegno ‘infantile’ in Macchina per cinguettare (1922) e in Gatto e uccello (1928). Il pathos della vecchiaia superba e solitaria emana dalla Casa vicino alla ferrovia (1925) di Edward Hopper, mentre il prodotto industriale di massa come essenza della società americana e l’esplosione del boom della pubblicità conquistano Stuart Davis (Odol, 1924), molti anni prima di Andy Warhol. Infine, uno splendido ciclo di 60 immagini (metà delle quali appartengono al MoMA) racconta l’epico esodo della popolazione nera dal Sud al Nord degli Stati Uniti tra il 1916 e il 1930; è la Serie della migrazione (1940-41) documentata da Jacob Lawrence.