L’impegno dell’industriale e collezionista italiano Giuseppe Panza di Biumo (1923-2010) nel rappresentare in profondità il lavoro di alcuni artisti viventi nacque dall’entusiasmo per l’espressionismo astratto americano e la pop art, la cui collezione fu ceduta nel 1984 al Museum of Contemporary Art di Los Angeles. Il nucleo della collezione venduto e in parte donato al Guggenheim Museum è riferita invece a oltre 350 opere minimaliste e concettuali che hanno trasformato il museo in uno dei centri leader per l’arte degli anni ’60 e ’70 del Novecento. Il minimalismo nasce con Robert Morris, che espone a New York nel 1964: a tale data risale la semplice scultura geometrica Corner Piece, in cui l’autore delinea uno spazio e così facendo definisce la relazione fisica e temporale con il fruitore. Sono su questa linea anche Carl Andre (10 x 10 Altstadt Copper Square), che introduce l’elemento interattivo; Dan Flavin (Greens Crossing Greens), che con le sue installazioni di tubi fluorescenti è capostipite di un’intera generazione di artisti che usano i materiali industriali; Donald Judd (Senza titolo), che reinventa lo spazio tridimensionale con la ripetizione di forme seriali. Le figure associate al concettualismo, che propugna quale essenza dell’arte l’idea e non le emozioni, sono Lawrence Weiner, che si esprime attraverso testi che delineano spazi e situazioni, secondo il concetto che «l’opera non ha bisogno di essere costruita» (Earth to Earth Ashes to Ashes Dust to Dust); e analogamente Sol LeWitt, che privilegia il concetto sulla forma al punto che le sue opere sono solo istruzioni scritte, eseguite da altri (Wall Drawing #146).