L’ala accoglie i capolavori donati dal mercante d’arte J.K. Thannhauser (1892-1976) e dalla moglie Hild. La collezione, di altissima qualità, consta principalmente di opere di impressionisti, postimpressionisti e di Picasso ed è della massima importanza per la completezza del museo, in quanto rappresenta la fase iniziale dell’arte moderna. Il percorso storico parte da un dipinto che precorre l’affermazione dell’impressionismo, Hermitage a Pontoise di Camille Pissarro, un paesaggio idilliaco in cui luce e ombra sono studiati per esprimere sentimenti di bellezza e verità. Presto il pittore abbandonerà questo stile adeguando la sua pittura all’attenzione per la mutevolezza della natura, all’enfatizzazione delle emozioni soggettive, agli effetti atmosferici, come faranno Renoir (Donna con pappagallo), Manet (Davanti allo specchio e Palazzo Ducale visto da San Giorgio Maggiore) e Degas (Danzatrici in verde e giallo). Straordinaria anche la selezione dei postimpressionisti, denominazione sotto la quale confluiscono artisti che nell’arco di un ventennio – a cavallo tra il XIX e il XX secolo – hanno affermato la loro concezione di arte come studio degli effetti che la realtà produce sulla soggettività. È questa la poetica di Paul Cézanne: Uomo con le braccia conserte, Dintorni di Jas de Bouffan, Bibémus e Fiasco, bicchiere e vaso, dove sommando il senso del volume alla sensibilità impressionista, si raggiunge l’anticipazione del cubismo. Ed è questa anche la poetica di Georges Seurat nei malinconici paesaggi agresti (Contadine al lavoro, Contadina nell’erba), e perfino di Henri Rousseau ‘il Doganiere’ (Artiglieri), pittore solo apparentemente più realista. Le istanze che agitarono Vincent van Gogh – l’ideale della vita semplice, il bisogno di rigenerazione primitiva –, espresse nella campagna del Paesaggio con neve e nelle Montagne a Saint-Rémy, sono condivise dall’amico Gauguin, che sognava la redenzione tra la gente di Tahiti (Haere Maj [Vieni qui]; Nel campo di vaniglia, uomo e cavallo). Nella collezione Tannhauser, inoltre, è rappresentato per intero il complesso percorso artistico di Picasso, dal Moulin de la Galette (1900), che ritrae l’edonismo e la volgarità delle notti parigine, all’Aragosta e il gatto (1965), in cui l’episodio oggettivamente comico diventa metafora dell’aggressività e della paura nella società contemporanea. Tra questi due estremi temporali si collocano la malinconica Donna che stira del periodo blu, quintessenza della fatica del lavoro, e la Donna dai capelli gialli, sintetico ritratto realizzato con poche linee sinuose.