Dopo anni di lavori, a fine 2011 il dipartimento di arte islamica (secondo piano a sinistra) ha riaperto al pubblico le collezioni, in spazi ampliati e completamente rinnovati secondo i criteri della moderna museografia. Gli oggetti esposti coprono un periodo temporale che va dal VII al XIX secolo e rappresentano tutti i paesi che nell’arco di più generazioni furono islamizzati, dalla Spagna all’India e all’Asia centrale. Una prima sala riassume i principali generi e materiali che verranno documentati nelle sale successive: un piatto di ceramica iranico del X secolo, con elegante iscrizione lungo il bordo (per le potenzialità decorative, la grafia araba fu spesso usata in senso ornamentale); un manoscritto del Corano dalla Siria o dall’Iraq (IX-X secolo); un leggio per il Corano in legno intagliato (1360) di fattura iranica. I primi secoli dell’Islam. Percorrendo le sale si incontrano testimonianze delle precoci forme d’arte degli Omayyadi e degli Abbasidi: tra i numerosi esempi di vasellame, una brocca in bronzo con manico zoomorfo, del VII secolo. Arte iranica. Molte le opere di altissimo pregio nelle sale iraniane: l’oreficeria iranica dell’alto medioevo ha il suo capolavoro in un bracciale d’oro dell’XI secolo, nel quale persistono moduli preislamici; nella lavorazione del vetro intagliato gli artigiani islamici furono insuperabili, come dimostra una coppa di raffinatezza ineguagliata; la lavorazione del bronzo vanta un incensiere a forma di leone (1181) a decori incisi e traforati, e una brocca (XIII secolo) con intarsi in oro e argento; per avere un’idea della particolare tecnica di decorazione a smalto della ceramica, si può osservare una ciotola (XII-XIII secolo) a disegni miniaturistici. Molto interessante un mihrab (la nicchia sacra rivolta verso la Mecca, immancabile nei luoghi di culto islamici; circa 1354) in piastrelle dipinte a formare un mosaico di elegantissima composizione geometrica con iscrizioni in alfabeto arabo. L’artigianato tessile dei tappeti annodati in seta e lana sfiora la vera e propria arte nel tappeto dell’Imperatore (XVI secolo), il cui disegno fu probabilmente eseguito da un pittore; la stessa preziosità si trova nelle miniature dei codici manoscritti (Libro dei Re, circa 1520). Arte egiziana. Le scuole artistiche del periodo fatimide (909-1171) elaborarono tecniche di eccezionale raffinatezza: nell’oreficeria mutuarono motivi dall’arte bizantina (pendente in oro, smalto e turchese, XII secolo), come nell’intaglio e intarsio ligneo (pannello con teste di cavallo, XI secolo). Nel periodo mamelucco (1250-1517) la fantasia e l’abilità degli artigiani nel creare motivi geometrici raggiunse il culmine, come si può osservare in un braciere in ottone o in una lampada da moschea in vetro (entrambi del XIII secolo), oppure nel pregevolissimo tappeto ‘Simonetti’ (XV secolo), celebre per l’equilibrio del disegno e dei colori complementari. Arte ottomana. Della raffinata corte ottomana il museo possiede insuperati esempi di tappeti e magnifici prodotti dei laboratori di ceramica: il tappeto da preghiera raffigurante una serie di colonnine rivela un’altissima qualità per la nettezza del disegno e l’equilibrio dei motivi lungo il bordo. L’ambiente più scenografico del dipartimento di arte islamica è la stanza di Nur al-Din (1707), denominata stanza di Damasco, che rievoca l’atmosfera di una dimora tradizionale di età ottomana; i pannelli lignei che la rivestono sono riccamente dipinti con motivi a rilievo, iscrizioni poetiche in arabo e fregi architettonici.