Sono le tele le protagoniste assolute del Prado, raccolte dai re spagnoli a partire da Carlo V e conservate nonostante guerre, incendi e saccheggi napoleonici. Visitare il Prado vuol dire fare un’immersione nella pittura soprattutto spagnola, ma anche italiana, fiamminga e, in misura minore, inglese e francese. È Velázquez ad avere diritto alla sala più grande, dove spicca il suo quadro più famoso, “Las Meninas”, un dipinto nel dipinto che ritrae la decadenza della corte di Madrid. Ampiamente rappresentati anche El Greco, Murillo, Zurbarán, Ribera e Goya che ribalta le regole ne’ “La famiglia di Carlo V” caricando le figure di un’aura tutt’altro che illustre. Dominano la sala due delle più drammatiche tele mai realizzate: “Il due di maggio” e “Le fucilazioni del tre di maggio”, grido alla libertà e simboli della resistenza del popolo spagnolo. La “Maja vestida” e la “Maja desnuda”, sempre di Goya, ferocemente attaccate dall’Inquisizione nel 1798, continuano a richiamare folle di ammiratori. Al Prado, più che altrove, è difficile scegliere tra le opere imperdibili: tutti sono grandissimi capolavori che raccontano l’evoluzione della ritrattistica. Completa cronologicamente il percorso la nuova ala espositiva, alle spalle del museo principale. Progettato da Rafael Moneo e inaugurato nel 2008, questo edificio dalla forma di un cubo merita una visita, oltre che per le mostre temporanee che vi vengono allestite, anche per la sua innovativa architettura che ingloba il chiostro della vicina chiesa, in una mirabile commistione di antico e moderno.