Da fuori, è il contrassegno visivo di un cilindro di vetro, 11 metri di altezza, leggermente inclinato come un asteroide o una spina piantata al centro di una rotonda di fronte alla stazione di Atocha. È in realtà la contemporanea cupola del monumento eretta dall’Estudio Fam, un team di giovani architetti di Madrid, in ricordo delle vittime dell’attentato terroristico dell'11 marzo 2004. L’accesso è sotterraneo, dal raccordo tra la stazione ferroviaria e quella della metro. Nel mezzanino è una lunga parete vetrata, riflettente. Un doppio passaggio a chiusura stagna conduce al monumento, pressurizzato. Una nuda sala, con i colori della notte, un pannello all’ingresso con i nomi delle 192 vittime dell’attentato, una lunga e spoglia panchina come unico elemento di arredo. Portandosi sotto l’unico punto luce centrale (l’interno della cupola che emerge su strada) ci si ritrova sotto una membrana di un leggerissimo film plastico di grande luminosità, tenuto gonfio, e appena oscillante, dalla pressione dell’aria, interamente sovrastampato con pensieri e ricordi appoggiati dai madrileni nei giorni immediatamente successivi sul luogo della strage.