Pensato come una sorta di fastosa residenza nella quale il dio soggiornava al pari di un sovrano, circondato dalle cure dei sacerdoti, il tempio di Luxor è anche chiamato “harem meridionale di Amon”, qui infatti veniva trasferita la statua di Amon-Re durante la festa di Opet. Ciò che oggi si conosce è opera di Amenofi III, Ramses II e di Gaston Maspéro, archeologo che liberò il tempio dalla sabbia solo nel 1881. Il viale delle Sfingi (che congiungeva i templi di Karnak e Luxor) si immette in un vasto cortile, dove svetta l'obelisco di Ramses II (25 metri; il secondo si trova nella parigina place de la Concorde). Sei erano i colossi accanto all'ingresso del tempio: a destra e sinistra del portale, i due che rappresentano Ramses II seduto (alti 15.6 metri), accanto quello più piccolo della regina Nefertari e quello della figlia Meritamon. Una doppia fila di colonne circondava su ogni lato il cortile di Ramses II, dalle pareti interne decorate da scene religiose, dove nell'angolo nord-est si trova la moschea di Abu el-Haggag, una delle più antiche e frequentate della città. Si accede al lungo colonnato (52 metri), a due file di sette colonne e dai muri decorati con scene della celebre festa di Opet. Altri due colossi si ergono ai lati dell'ingresso del cortile di Amenofi III, porticato su tre lati e aperto sul quarto verso una profonda sala ipostila, dalla quale si passa al vestibolo, alla stanza delle offerte e al sacrario. Intorno al cuore del tempio si aprono le stanze più segrete, tra cui la camera della nascita di Amenofi III, splendidamente decorata, e quella detta del Santo dei santi, dove le decorazioni mostrano il faraone introdotto alla presenza di Amon e Atum. In questi ambienti, accessibili solo ai grandi sacerdoti, si svolgevano cerimonie occulte per la rinascita del faraone e il suo riconoscimento da parte di Amon.