Roma e Atene, le uniche città del Mediterraneo con cui possa essere paragonata, sono oggi capitali moderne, dove agli edifici e alla struttura urbana del periodo romano si sono sovrapposti diversi interventi urbanistici. A Leptis Magna, così chiamata per distinguerla dalla meno nota Leptis Minor, sulla costa tunisina, questo non è successo. Anche se sono stati ritrovati manufatti del periodo posteriore alla conquista araba, la città fu abbandonata intorno al VI secolo d.C. con la sconfitta dei bizantini, quando aveva già perso il ruolo commerciale per l'insabbiamento del porto.
E Leptis Magna si è conservata intatta, splendida testimonianza di un passato che qui ha preso forma 1500 anni fa. Se non si è trasformata nel corso dei secoli, la città lo fa al passare delle ore del giorno, con i marmi, le arenarie, i graniti e le pietre dei suoi monumenti che ora brillano, ora si colorano di tinte calde e ora scompaiono nell'ombra di qualche altro edificio. Si percorre un viale di eucalipti per arrivare al vero ingresso dell'area archeologica, l'Arco di Settimio Severo, dal quale si percorre il cardo e si raggiungono il teatro, le terme e la palestra di Adriano, le basiliche e i templi, l'area del mercato, quella del foro nuovo e di quello vecchio, affacciato sul Mediterraneo.
Nel 1982 il sito archeologico di Leptis è stato riconosciuto dall'Unesco Patrimonio Mondiale dell'Umanità.