Unico e strepitoso, raccontano gli sguardi di chi, posata la bicicletta, si accosta alle scogliere che si tuffano a precipizio nel mare delle Aran. L’innamoramento verso questi luoghi nasce non appena vi si giunge, perché questo arcipelago (3 isole maggiori, 5 minori), tra tutti i luoghi bellissimi dell’Isola di Smeraldo (come è chiamata l’Irlanda), ha qualcosa in più, tanto che la sua fama risuona in leggende, canzoni popolari e testi di cantautori italiani. Ci si imbarca su un battello, o su un piccolo aeroplano, e si arriva in queste isole selvagge e profondamente gaeliche, dalla scarsa vegetazione e dal suolo brullo che sul versante sud-occidentale si interrompe in un’incredibile infilata di scogliere. Una quarantina i siti archeologici precristiani o paleocristiani, ma la vera scoperta delle Aran si fa passeggiando tra i suoi villaggi dove si parla ancora il gaelico, nei quali si incontrano forme di musica e artigianato legate alla tradizione. I caratteristici maglioni di lana, i sandali di cuoio grezzo e soprattutto le “currach” (imbarcazioni rivestite di tela catramata) sono ormai relegati nella sfera del folclore da un turismo che ha portato il progresso laddove fino a qualche decennio fa non c’erano acqua corrente ed elettricità. Nonostante la modernità sia arrivata anche qua, le isole Aran continuano a essere immerse nel mito, rappresentando l’immagine della lotta quotidiana dell’uomo contro gli elementi e le avversità naturali. Poco male per i 1300 abitanti delle isole, ma certamente più ostico per i visitatori, che dovranno mettere in valigia una buona dose di adattabilità. Il ritorno dalle Aran è rimesso alle condizioni del mare! L’eventuale sfortuna si trasformerà facilmente nell’occasione per esplorare un altro pezzo di questo straordinario arcipelago.