Sono parecchi i capolavori esposti e visitare questo museo potrebbe rivelarsi un’impresa davvero colossale, soprattutto per chi non dovesse avere molto tempo a disposizione. I pezzi provengono dai territori dell’ex impero ottomano e, soprattutto, dall’area dello Ionio, dove la civiltà greca conobbe un’eccezionale diffusione. Una delle opere principali è il magnifico sarcofago (IV secolo a.C.) di Alessandro Magno. Anche se ricerche successive hanno smontato l’ipotesi che si tratti del sepolcro del celebre condottiero, rimane notevolissimo per gli altorilievi che lo decorano, nonostante i colori siano in gran parte andati perduti. La visita prosegue tra sale e corridoi dominati da altri monumenti tombali. Il nome proviene il più delle volte dal soggetto principale dei rilievi sulle pareti, o dalla necropoli in cui sono stati ritrovati. E così si ammira il sarcofago delle Piangenti, decorato da 18 pannelli raffiguranti donne in atteggiamento di grande dolore, quello di Sidamara, del satrapo, di Tabnit (re di Sidone la cui mummia è esposta a fianco) e il sarcofago Sarigüzel, dal nome del quartiere di Istanbul in cui fu rinvenuto, con angeli in volo scolpiti ad altorilievo. Se i monumentali sepolcri, con le loro dimensioni, dominano le sale del museo, l’esposizione annovera altre preziose testimonianze: fregi del tempio di Ecate, mosaici di epoca romana, stele funerarie, statue (tra cui quella di Artemide, con la dea ritratta come una giovinetta con il proprio cane) e frammenti di statue di divinità pagane. Ancora metope, frammenti di architrave da templi e rilievi dal mausoleo di Alicarnasso. Degne di nota la colossale statua di Apollo (III secolo a.C.) e, forse il pezzo più bello del museo, quella di Efebo (I secolo a.C.), in cui è raffigurato un giovane che si riposa dopo un esercizio, probabilmente parte della decorazione di un antico ginnasio.