Quattro slanciati minareti, diversi tra loro, segnano il profilo di Istanbul e una grande cupola troneggia sulla città e nell’immaginario collettivo di tutti coloro che pensano a questa città, che l’abbiano visitata o meno. La basilica di Aya Sofya è il massimo monumento cittadino e un trionfante simbolo dell’architettura bizantina. Oggi appare massiccia e appesantita dagli elementi che puntellano la cupola e le pareti danneggiate dai terremoti: un “male” necessario, che non ha comunque scalfito la sensazione di armonia e la suggestione che si provano girando intorno alla basilica e, soprattutto, entrandoci. Si arriva alla soglia d’ingresso passando per la fontana delle abluzioni, si individuano i resti della chiesa di Teodosio II e quelli del campanile eretto dai Crociati dopo la presa di Costantinopoli. Delle cinque porte che danno accesso alla navata, la più celebre è quella centrale: la tripla porta reale, un tempo riservata alla famiglia imperiale. Al di sopra, mosaici bizantini a fondo oro, tra cui uno dei più famosi, la “Maestà di Cristo”. La navata centrale si presenta come un vasto ambiente coperto da un’immensa cupola di 31 metri di diametro e 55 di altezza, affiancata da due semicupole laterali; motivi geometrici, una decorazione a mosaico e 40 finestre alleggeriscono questa struttura che dall’esterno sembra massiccia e alquanto schiacciata. 77 metri di lunghezza per la navata centrale, 71 di larghezza e 107 colonne (numero mistico ritenuto di buon auspicio per il sostegno dell’edificio) fanno di Aya Sofya un luogo di culto davvero incredibile. Completano la decorazione capitelli finemente scolpiti, un pavimento a mosaico, urne in alabastro per le abluzioni; altri preziosi mosaici su fondo oro nell’abside, dove è un mihrab che indica la direzione della Mecca. Da non perdere la loggia del sultano, alla sinistra dell’abside, la colonna sudante di S. Gregorio che secondo la leggenda avrebbe il potere di guarire le malattie della vista, le eleganti gallerie decorate a mosaico. Notevole quella meridionale: anticamente destinata alle donne, fu in seguito riservata ai membri della famiglia imperiale perché potessero partecipare ai riti religiosi lontano dagli sguardi della folla. Iscrizioni e monogrammi più o meno nascosti, mosaici dall’iconografia complessa raffiguranti imperatori e personaggi sacri, tombe: ogni centimetro quadrato di S. Sofia racconta la storia di Costantinopoli, città a cavallo di Oriente e Occidente, in bilico tra culture, religioni e conflitti di potere.