La leggenda narra che nell’815, al termine di una giornata di caccia, Ludovico il Pio (imperatore dell’Impero Carolingio dall’814 all’840) avesse appeso il proprio crocifisso a una pianta di rose e la mattina seguente non fosse più riuscito a staccarlo. Interpretato l’evento come un segnale divino, fondò nel medesimo luogo una semplice cappella divenuta poi il Duomo. Quando nel 1945 lo stesso roseto fiorì, pur bruciato durante i bombardamenti alleati, gli abitanti di Hildesheim videro in questo “miracolo” il segno che anche la loro città sarebbe risorta dalle ceneri.
E così è stato. Sia dal punto di vista economico che da quello monumentale, tanto che Hildesheim è una tra le “città sante” della Germania, con la chiesa di St. Michael e la Cattedrale protette dall’Unesco. Saranno i presagi divini, le condizioni favorevoli o l’intraprendenza di abitanti che “ci credevano”, ma quello di Hildesheim è uno dei pochi casi in cui la ricostruzione postbellica ha regalato non solo l’aspetto, ma anche il sapore e l’atmosfera del passato. E questo è evidente soprattutto nella piazza del Mercato, incorniciata da edifici che vanno dal gotico, al rinascimento, al rococò, sulla quale si affaccia la più bella casa a graticcio del mondo, la Knochen-hauseramtshaus (1529).