Una natura selvaggia, panorami atlantici, suggestivi villaggi costieri, borghi di pescatori e oltre duemila siti archeologici dall’età del Ferro fino all’alto medioevo. La Dingle Peninsula è la più settentrionale delle tre lunghe lingue di terra che sporgono nell’oceano dalla contea del Kerry e certamente è il lembo più bello dell’Irlanda occidentale. La penisola possiede un fascino difficile da spiegare, perché i colori, i profumi, le atmosfere e il misticismo (si narra che da qui sia salpato san Brendan alla volta dell’America), tradotti a parole, in parte sfuggono. L’itinerario parte da Tralee, capoluogo della contea del Kerry, e, seguendo la N70 direzione Dingle, passa attraverso spiagge nelle quali è un peccato non fermarsi per una rilassante passeggiata o una nuotata rinvigorente. Atmosfera allegra, colorati pub, una splendida vista sulla penisola e tradizionali piatti di pesce sono i motivi che valgono una sosta a Dingle. Da qui un percorso panoramico continua alla volta di Slea Head, la punta più occidentale. Un paesaggio desolato di grandissima suggestione, con l’oceano che si infrange sulle rocce della Blasket Island e uno sguardo che corre fino all’arcipelago delle Skellig Rocks. Si taglia quindi nell’entroterra, dove una deviazione porta al Gallarus Oratory (VIII-X secolo), una costruzione di pietre sovrapposte alta 5 metri, che parla della vita dei monaci irlandesi prima dell’anno Mille ed è fra le più note testimonianze del paleocristiano irlandese. Si ritorna a Dingle passando per le rovine del Gallarus Castle, di cui resta una torre del XVI secolo, e per il villaggio di Kilmalkedar, con resti di oratori, croci celtiche e pietre iscritte. Il rientro a Tralee è panoramico come l’andata: si valica il Connor Pass e subito dopo la strada diventa tortuosa, snodandosi in un ambiente di bellezza selvaggia.