Il sistema viario realizzato dai romani interessò indistintamente tutti i territori assoggettati dall’impero. Si calcola che nel periodo di massima espansione coloniale fossero percorribili circa 100.000 chilometri di strade. Vie di penetrazione militare, questa fitta ramificazione di assi di collegamento ben presto riuscì a esprimere la propria potenzialità commerciale favorendo la diffusione delle merci e dei mercanti oltre al traffico delle persone.
In occasione dei lavori alla sede della Camera di Commercio, nel 1967 sono stati scoperti i resti di due strade romane; una quasi parallela alla via odierna, l'altra a essa ortogonale. Si tratta di selciati costituiti da lastroni in pietra (bàsoli) con la faccia superiore levigata e quella inferiore a cuneo, per una maggiore penetrazione nel terreno. Su entrambi i lati del tratto lungo l’odierna via Solferino si conservano i resti dell'antico marciapiede. Indagini archeologiche hanno individuato anche un frammento di tubazione in piombo (fistula), parte del sistema di approvvigionamento idrico.
La via costituisce uno dei cardines minori della città romana incrocia uno dei decumani, che seguono a loro volta l'orientamento di quello massimo. Il ritrovamento, oltre al suo valore archeologico, è stato fondamentale la ricostruzione dell'impianto urbanistico della città romana.