L’acqua che cade abbondante dal cielo di tutta Irlanda qui non penetra nel terreno, ma viene subito canalizzata negli impetuosi fiumi, nei laghi, oppure si impaluda formando il caratteristico “bog”. Questa anomalia produce paesaggi incredibili e unici, richiama forme di vita bizzarre e dona una natura brillante, bellissima anche per la quasi totale assenza dell’uomo. Ma non è sempre stato così: un tempo il Connemara era abitato. È stato l’uso intensivo della terra, la pratica di bruciare boschi e foreste per fertilizzarla, insieme forse a mutamenti climatici, a rivestire il suolo di uno strato gommoso e impermeabile (la torba). Questa l’origine antichissima della maledizione della regione e della sua trasformazione in landa improduttiva e inospitale che ha ricacciato l’uomo lontano da queste terre. Non è quindi strano che oggi questi luoghi vengano visitati non alla ricerca di centri abitanti, ma di angoli incontaminati e inconsueti che la natura ha strappato dalle mani di popolazioni incapaci di preservare questo fragile ecosistema. Altrettanto affascinante nella sua lontananza e stranezza è anche la parlata del Connemara, quel gaelico che sta tornando in auge un po’ ovunque nel resto d’Irlanda, ma che qui non ha mai smesso di essere l’unica lingua naturale.