Importante centro chimico e della lavorazione dei metalli, situato alla confluenza del fiume Voglajna nella Savinja. Fu sede nel medioevo della più potente contea della terra slovena; di quell’epoca rimangono due castelli: il maggiore, sul primo contrafforte dei monti che si stendono a sud dell’abitato, l’altro nel centro storico, che mantiene l’impianto della città murata di epoca medievale (tratti di mura persistono lungo la Savinja).
Data la posizione strategica, la zona fu abitata fin dal V secolo a.C.; il primo insediamento da parte di genti illiriche o giapodi fu seguito dai celti, che diedero il nome di Kel (rifugio) alla località. Seguirono i romani che, ai tempi dell’imperatore Claudio, la inserirono nella loro organizzazione commerciale e difensiva, creando un centro col nome di Claudia Celeia. Del periodo romano sono state trovate diverse tracce: fondamenta del foro, di templi e della prima chiesa cristiana, oltre a numerosi reperti. Celje seguì quindi le vicende di tutta la regione, subendo invasioni e distruzioni barbariche; verso la fine del VI secolo giunsero gli slavi a ripopolare le terre quasi abbandonate. Il borgo riappare nella documentazione nella prima metà del XII secolo come feudo degli Heunburg, più tardi nominati conti di Celje, i più importanti feudatari medievali dell’attuale Slovenia. La loro dinastia si estinse nel 1456 e nel feudo subentrarono gli Asburgo, sotto la cui giurisdizione rimase fino alla rivoluzione francese. Grazie alla fertile campagna circostante e all’importanza del suo mercato, a Celje crebbe una ricca borghesia, che abbellì la città di palazzi e di edifici pubblici e religiosi. Nel XIX secolo, con l’arrivo della ferrovia si sviluppò un notevole apparato industriale e la città si dilatò fuori delle mura. Lo sviluppo è continuato nel secondo dopoguerra.