Pur caotico, il Cairo di oggi lo è decisamente meno rispetto a un tempo, complice il diradamento del fittissimo tessuto urbano compiuto nel XX secolo. Le alte mura merlate e l'ampia zona di “rispetto” intorno alla moschea hanno per questo perso gran parte dell'originaria funzione di difesa dall'animazione e dai rumori della città. Costruita nell'876-879 per volere di Ahmad ibn Tulun, figlio di un schiavo turco divenuto nell'868 governatore d'Egitto, è la più remota testimonianza architettonica rimasta intatta della civiltà musulmana in Egitto e spicca per l'armonia delle proporzioni tra gli edifici del quartiere di ibn Tulun. L'interno, in mattoni rivestiti di gesso, segue lo schema della moschea a portici, con la sala di preghiera divisa in cinque navate. Temi floreali e vegetali, nello stile tipico dell'arte di Samarra, caratterizzano la decorazione interna, tra capitelli a bocciolo e tralci di vite che ornano fregi e archivolto. Risalgono al XIII secolo, epoca in cui il sultano Lagin restaurò l'edificio, la decorazione delle pareti, la fontana al centro dell'edificio e l'insolito minareto che svetta sul complesso, l'unico in Egitto formato da una torre quadrata e da una scala esterna a rampa elicoidale. Dello stesso periodo il prezioso minbar (una specie di pulpito) e il mihrab principale, che indica la qibla, ovvero l'esatta direzione della Mecca.