Il santuario presenta la struttura conferitale nel XVII secolo, ma si ritiene che la fondazione della prima cappella carolingia risalga all’VIII secolo; questa fu ampliata quando la zona divenne feudo del vescovo di Bressanone. La sacralità del luogo incoraggiò l’afflusso di molti pellegrini, perciò in tempi successivi furono apportate aggiunte e modifiche, finché il santuario assunse l’attuale aspetto barocco alla fine del XVII secolo. Nell’interno a navata unica domina l’aureo altare maggiore con le statue di Enrico II e di Cunegonda del 1747; i due altari laterali dei Ss. Maddalena e Biagio, in marmo nero, sono opere di Michele Cussa del 1699. Sulle pareti del presbiterio si vedono i primi affreschi quattrocenteschi, non ben conservati, a differenza della statua lignea della Divina Madre del XV secolo, di autore ignoto. Appesa nella torretta sopra il tetto della navata si trova la cosiddetta campana dei desideri (la Madonna esaudirebbe i desideri di chi la suona), fusa nel 1534 dal maestro Francesco da Padova. Priva di ogni fondamento è la leggenda che la vorrebbe dono papale per rimpiazzarne una ordinata da una vedova in onore del marito e affondata nel lago durante il trasporto. Nel portico antistante al portale gotico sono esposti reperti lapidei e pannelli che illustrano le vicende del santuario. Sul lato sinistro della chiesa si erge isolato il campanile gotico, alto 52 m, del XV secolo, con la parte sommitale barocca del 1690.