Tornato a essere sede del Parlamento tedesco il 19 aprile 1999, l’edificio è stato rinnovato su progetto di Norman Foster che vi ha disegnato un’ardita cupola in vetro e ha curato alcuni rifacimenti dell’interno. Costruito nel 1884-94 da Paul Wallot per ospitare il Parlamento del Secondo Reich, presenta una commistione di stili: neoclassico, rinascimentale, barocco. La scritta sull’architrave del pronao d’accesso, ‘Dem Deutschen Volke’ (al popolo tedesco), fu realizzata nel 1916 da Peter Behrens per volere dell’imperatore che intendeva in tal modo ingraziarsi i sudditi. Al Reichstag, in realtà, toccò il triste destino di simboleggiare il crollo della democrazia tedesca: nel suo incendio, il 27 febbraio 1933, Hitler trovò il pretesto per sospendere le libertà parlamentari e per arrestare, nelle settimane seguenti, più di 5000 oppositori. Il 30 aprile 1945, dopo una sanguinosa battaglia combattuta anche lungo i suoi corridoi, sulle sue macerie fumanti fu issata la bandiera rossa (la scena, ripetuta qualche giorno dopo, resta fissata in un celebre scatto del fotografo Yevgeny Khaldei). Dopo la guerra, il Reichstag, rimasto nella parte occidentale della città, fu ristrutturato varie volte e adibito a vari usi ma la sua vicinanza al Muro, dal 1961, ne accentuò l’aspetto tetro. Il cambiamento della sua immagine, a Muro distrutto, non avrebbe potuto essere più radicale: la grande cupola di vetro che sormonta l’edificio simboleggia la trasparenza e l’apertura politica della Germania unita. È anche per il potere simbolico – oltre che per la suggestione estetica e il panorama sulla città, specie notturno – che il Reichstag è uno dei monumenti più visitati della città. 15 milioni di persone lo hanno visitato da quando Berlino è nuovamente capitale.