Negli anni Venti del Novecento era il cuore della metropoli più vivace e trasgressiva d’Europa: vi si affacciavano gli alberghi più lussuosi, i caffè letterari più animati, i negozi più prestigiosi e nelle stradine circostanti circolavano le ragazze più disinibite del vecchio continente e si cominciava a parlare di orgoglio gay. Gli ultimi eventi del conflitto mondiale hanno sbriciolato, oltre che il nazismo, anche questa bella piazza, oggi rinata e tornata a un nuovo splendore. È raro che la ricostruzione riscatti l’anima di un’area, eppure in questo caso è successo. Merito di Renzo Piano e del suo quartiere Daimler-Benz (1998) che riunisce 17 edifici sede di uffici, alloggi, negozi e attività culturali. Particolarmente riusciti sono l’imponente palazzo in mattoni rossi del Daimler-Chrysler e il rifacimento del Grand Hotel Esplanade, che ingloba i resti dello storico albergo dove Guglielmo II usava organizzare grandiose feste. Spettacolare, senza essere kitsch, l’allestimento del Film Museum accompagna nella storia della filmografia tedesca e dei primi grandi colossal del grande schermo, su tutti “Metropolis” di Fritz Lang. Marlene Dietrich è senza dubbio la Marylin tedesca e occhieggia sensualmente dalle pareti di diverse sale. Tra i grattacieli, l’immenso Sony Center coperto da una tensostruttura che cambia colore e il monumento a ricordo del primo semaforo al mondo (installato nel 1920), rimane un frammento del vecchio muro.