Fino al 1989 questa piazza è stata terra di nessuno, devastata dalla guerra e tagliata dal Muro che divideva in due la città e l’Europa. Chi ha frequentato Berlino negli ultimi anni la ricorda come un cantiere, caratterizzato da scavi perennemente aperti e lunghi tubi metallici azzurri e rosa (le condutture di acqua e gas) tirati fuori dalla terra e fatti passare in alto, anche per un buon tratto della Unter den Linden. Oggi, a lavori ultimati, la piazza ha riguadagnato la sua eleganza ed è nuovamente uno dei fulcri della vita sociale della città. Più turistica che mondana, a differenza di com’era nell’anteguerra, si presenta con una geometria quanto mai sobria: vasto spazio rettangolare abbellito da due grandi aiuole verdi anch’esse rettangolari, completa e sottolinea il ruolo della Porta di Brandeburgo quale interfaccia tra le architetture che fiancheggiano l’ampio viale cittadino che si apre verso est e quelle dell’altro viale, Strasse des 17. Juni, che a ovest attraversa gli spazi verdi del parco del Tiergarten. Aperta su un lato verso il cuore della città, la piazza è chiusa sugli altri dal colonnato e dai propilei della Porta e circondata da nuove architetture, disegnate da prestigiose firme di respiro internazionale. Ultimo tassello è stata la costruzione della nuova Amerikanische Botschaft, l’ambasciata degli Stati Uniti d’America, progettata dallo studio americano Moore Ruble Yudell e inaugurata nel 2008. Proprio accanto, al n. 3, è l’edificio della DZ Bank (2001), opera di Frank Gehry, il cui genio decostruttivista, all’interno di un edificio apparentemente anonimo, rifulge nell’atrio. Adiacente, al n. 4, è il nuovo edificio dell’Akademie der Künste, dalla notevole facciata a vetri, progettato da Günter Behnisch in collaborazione con Werner Durth e inaugurato nel 2005. Dietro la facciata è incorporato ciò che resta dell’Arnim Boizenburg Palais, edificio ottocentesco adattato per l’Accademia nel 1905-07 dall’architetto Ernst von Ihne; vi trovano posto una sala plenaria da 250 posti, svariati spazi espositivi e, all’ultimo piano, affacciata sulla piazza, la sala di lettura della biblioteca. L’Akademie dispone di un estesissimo archivio, custodito anche in altri edifici (Robert Koch Platz 10, Luisenstrasse 60, Chausseestrasse 125) e comprendente gli archivi privati di Walter Benjamin, Bertolt Brecht, Ernst Busch, Paul Dessau, Günter Grass, Käthe Kollwitz, Hans Scharoun, Christa Wolf e tanti altri eminenti personaggi della cultura e dell’arte. L’Akademie der Künste è erede dell’Accademia prussiana di Belle Arti, risalente al 1696, istituita da Federico III per promuovere l’arte e la cultura e tuttora molto attiva. Durante il periodo del Muro molte istituzioni berlinesi furono smembrate, originando strutture duplicate e parallele in ciascuna delle due parti della città e anche l’Akademie subì questo destino. Soltanto nel 1993 l’Akademie fu riunificata e oggi è tornata nella sua sede storica di Pariser Platz. L’edificio, insieme a quello in Hanseatenweg, accoglie mostre, concerti e altri eventi culturali e sono aperti al pubblico (esposizioni: mar-dom ore 11-20; sala di lettura di Pariser Platz: lun-gio 9-17, mer fino alle 19). Ancora accanto (ingresso al n. 77 di Unter den Linden) è il leggendario Hotel Adlon, inaugurato nel 1907 e oggi, col nome di Adlon Kempinski, tornato a essere tra i più famosi della Germania con i suoi interni lussuosi tendenti al kitsch e l’eccellente (ma evidentemente caro) ristorante. Sul lato opposto della piazza, al n. 5, è la Französische Botschaft (ambasciata di Francia), caratterizzata da un alto zoccolo.