Si sa, Berlino è punteggiata di luoghi e monumenti alla memoria, ma questa piazza è legata a uno dei crimini commessi dal regime nazista che più è passato sotto silenzio: il rogo dei libri “non tedeschi” dell’11 maggio 1933. Una semplice botola nell’asfalto, da cui si scorge una stanza bianca con ripiani vuoti, immersa in un silenzio che sa di rimprovero e perdita, ricorda il triste evento. Palcoscenico scelto attentamente dai nazisti questo, perché Bebelplatz, voluta da Federico il Grande e progettata da Georg Wenzeslaus Knobelsdorff, doveva diventare il centro artistico e spirituale della monarchia, con la sede dell’Opera (l’unico edificio realizzato), un nuovo palazzo e un’Accademia delle Belle Arti.