Un edificio futuristico a forma di saetta in acciaio, zinco e cemento non sembrava lo spazio ideale per ospitare una collezione che richiedeva una certa linearità. E invece, accedendo dal palazzo barocco a fianco, dopo una ripida scala e un tunnel sotterraneo si entra nel Museo Ebraico e ci si trova di fronte tre percorsi che simboleggiano i diversi destini del popolo ebraico. L’itinerario della continuità e della speranza porta all’impressionante mostra dei piani superiori. La strada che simboleggia l’esilio conduce a un giardino interno, spazio spirituale e di riflessione nel quale spuntano stele in cemento. L’intersezione dei due cammini sta a significare che l’Olocausto segna la storia di tutti gli ebrei, di chi si è salvato attraverso l’esilio e anche di chi non ha vissuto la tragedia in prima persona. Una esposizione che ripercorre il dopoguerra chiude il percorso attraverso i 2000 anni di storia del popolo ebraico in Germania.