Dimenticatevi di trovare l’omogeneità architettonica e i ritmi di Londra e Parigi. Da quando è diventata capitale nel 1861, la storia di Berlino è stata un distillato delle vicende del Paese e, pur grandiosa, lo è in un modo diverso rispetto alle altre grandi metropoli europee. Sempre tesa nello sforzo di trasformarsi in qualcosa di diverso, proprio le trasformazioni l’hanno resa una città non facile da capire e da spiegare, ma suggestiva e incredibile da scoprire.
Quello di Berlino è un fascino che esalta la discontinuità e la totale eterogeneità delle sue strade e piazze. A ogni angolo la città sembra infatti cambiare volto e identità culturale. E non potrebbe essere altrimenti! Qui la storia ha lasciato ferite profonde nel tessuto urbano, nelle “pietre” dei monumenti, nella vita quotidiana e nell’anima delle persone. Hitler, il nazismo, il Muro che ha diviso il tessuto urbano e l’economia, separando le atmosfere e le famiglie di Berlino. La capitale tedesca è riuscita a scrollarsi di dosso tutto questo e ha letteralmente seppellito le macerie della seconda guerra mondiale, utilizzandole per creare le 22 colline che oggi “muovono” il panorama intorno all’abitato. Ricostruirsi, riempire i vuoti (in primis quell’immenso spiazzo tra il Reichstag e Potsdamer Platz diventato metafora di un centro straziato dal nazismo e smembrato dal comunismo) e reinventarsi una personalità: questi gli imperativi. Il risultato è una sintesi bizzarra e una città febbrile e alla moda che non si è ripiegata sui propri drammi.
Un elemento di continuità con il passato, soprattutto quello della parte occidentale, è la vivacità culturale. Centinaia i locali con musica dal vivo, decine le sale cinematografiche e i teatri, i musei, le mostre e i convegni. In questa città così poco tedesca nel gusto che i suoi abitanti provano nella chiacchiera e nel passeggio, viene contraddetta l’idea di una Germania xenofoba. Città multiculturale e cosmopolita, vi si respirano infatti i profumi di cucine lontane, si ammira l’arte di culture esotiche e si passeggia gomito a gomito con persone dai colori e dai tratti tutt’altro che tedeschi. Anche loro, gli stranieri, hanno contribuito a rimarginare le cicatrici nei muri, nell’economia e nell’anima di una città che si è liberata da pochissimo, dove il tempo, nei periodi più bui, si è fermato e dove oggi scorre a una velocità impressionante, culla del progresso e di tutto ciò che fa rima con innovazione, trasgressività e creatività.