La sua fama crebbe di pari passo con una reputazione non proprio cristallina: l'abate era solito indossare una mitra e speroni d'oro, mentre i frati condividevano la loro esistenza con sfacciate concubine. Insomma, una vita non proprio improntata ai principi dei monaci agostiniani che fondarono l'abbazia tra 1198 e 1205, epoca in cui fuggirono da Gerusalemme dopo la conquista delle truppe arabe. Il complesso monastico, il cui nome deriva da “abbaye de la Paix”, è una delle più interessanti architetture gotiche del Medio Oriente. Si visita la chiesa, del XII secolo, sobria ed elegante, con tracce di affreschi del XV secolo, volte a costoloni e le “aggiunte” richieste dalla liturgia greco-ortodossa, come il matroneo. Dall'esterno, una scaletta sale fino al tetto del chiostro, il punto da cui si ha la vista più suggestiva sull'abbazia. La struttura trecentesca del cortile è completa su tre lati, ornata da bassorilievi e piccole sculture che impreziosiscono i 18 grandi archi aguzzi che si aprono tutt'intorno. Su un lato del chiostro, due antichi sarcofagi romani erano usati come fontana e lavabo. Alle spalle, l'accesso al refettorio, dove è un pulpito dal quale si leggevano le Sacre Scritture durante i pasti.