Lascia senza fiato questo edificio, comparendo quasi all’improvviso nel dedalo di stradine a sinistra della lunga via Laietana. Sono numerose le architetture moderniste sparse per la città, ma anche da solo questo palazzo farebbe guadagnare a Barcellona il titolo di centro indiscusso del modernismo. La capitale catalana non è nuova alle sperimentazioni architettoniche, ma il Palau della Música è letteralmente il prodotto della fervida fantasticheria del barcellonese Lluís Domènech i Montaner e di altri collaboratori, tra cui Vilaseca, Berenguer e Puig i Cadafalch. Cominciato nel 1905 e profondamente restaurato nel XXI secolo, sulla sua facciata si “legge” un manifesto del modernismo, tra archi, archetti, colonne policrome, statue, rilievi, capitelli floreali e il gruppo della Cançó Popular Catalana sull’angolo. Ancora più spettacolare l’interno, con lo stupefacente lucernario in vetro colorato che imita la forma di un’immensa goccia e impreziosisce la sala dei concerti. Ospita solo gli artisti più acclamati il palcoscenico del palazzo, perché altrimenti non ci sarebbe spettatore che leverebbe gli occhi dalla decorazione del soffitto e della sala. La raffinata ricercatezza degli interni è sottolineata dagli arredi dell’atrio, del bar-ristorante, dalle ceramiche e dalle preziose vetrate policrome che rendono il palazzo un festival di colori e riflessi. Più austero rispetto alla sala principale è il Palau Petit,auditorio inaugurato nel 2004 per la musica da camera. Dal 1997 è Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco.