Aperto nel 1975 con l’artista catalano ancora vivente e al massimo della sua popolarità, il Museo è stato a lungo, anche sull’onda dell’emozione per la sua scomparsa (1983), una tappa fissa di ogni soggiorno a Barcellona. Oggi, sedimentato nel tempo, resta il museo d’arte cittadino più attraente e adatto a una larga fruizione, popolare e gioioso come l’arte di Joan Miró: un percorso artistico consigliabile anche per accostare alla pittura di oggi i ragazzi, che si traduce in un museo che è meta su misura per le famiglie. Progettata dall’architetto Josep Lluís Sert, amico di Miró, con aderenza a un rigoroso razionalismo, la struttura del museo, giocata sugli elementi contrastanti del nudo cemento armato degli esterni e del bianco luminoso degli interni, ruota attorno a un rilassante patio centrale; aperto al contesto verde del Montjuïc, cui ci si affaccia dalle grandi terrazze, l’edificio è un inno alla luminosità mediterranea anche nei grandi open space degli interni. Terminato nel 1976 e ampliato nel 1988, funge, oltre che da Museo permanente e sede di mostre temporanee, da centro studi sull’attività dell’artista e sull’arte del Novecento. Nel complesso, vi sono ospitate 217 pitture, 178 sculture, 9 opere su tessuto, oltre 5000 tra disegni e bozzetti e tutta l’opera grafica dell’artista catalano. Nelle sale del museo (e negli spazi all’aperto) vi sono sezioni permanenti e mostre temporanee dei lavori di Joan Miró. La scansione cronologica muove dalla giovanile infatuazione per il fauvismo, negli anni ’10 del XX secolo (Retrat d’una Vaileta, del 1919), documenta la vicinanza al movimento surrealista del decennio successivo, il progressivo concentrarsi della sua creatività sulla raffigurazione della figura femminile (Flama en l’Espai i Dona Nua, del 1932), fino al libero fluire di fantasie naturalistiche che negli anni maturi hanno come oggetti simbolo il sole e la luna, donne, uccelli e stelle coloratissime per decenni, e poi dagli anni ’60 espresse in un sempre più vigoroso tratto nero su cui si innestano a macchie i colori primari. Le sale della fondazione ospitano poi, oltre a una serie di fotografie di Miró, una raccolta scelta di altri maestri dell’arte contemporanea. In particolare si segnala la font de Mercuri, disegnata da Alexander Calder, che venne messa in mostra, assieme al celebre Guernica di Picasso, nel padiglione spagnolo dell’Esposizione di Parigi del 1937. Una recente riorganizzazione ha portato alla nascita di una galleria (Espai 13) dedicata a giovani artisti delle correnti contemporanee. Tra i servizi offre anche una biblioteca con libri e riviste d’arte contemporanea, un bookstore con il ricco campionario di oggetti e gadgets ispirati al tratto di Miró. Gradevole anche il ristoro, in una caffetteria che a mezzogiorno (tra le 13.30 e le 15) serve anche pranzo ai tavoli, con posti all’esterno e accesso non riservato solo ai visitatori. Il museo organizza anche attività didattiche rivolte ai ragazzi, ma non sono previste in lingua italiana.